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Quando il sud diventa futuro: storia di ritorno e nuove radici

  • Alice Ciardo e Francesca Piceci
  • 16 apr
  • Tempo di lettura: 4 min

"La Puglia è una lingua di terra lunga e sottile, fatta di partenze e di ritorni. Di chi guarda il mare per scappare e di chi lo osserva per sentirsi a casa."

(Mario Desiati, “Spatriati”)



🏆 Articolo vincitore del 1° posto al Premio giornalistico "Renato Moro"


 


C’è un’immagine che racconta bene la Puglia: una stazione ferroviaria, con treni che portano via i giovani verso il Nord, e un porto, dove altri giovani mettono piede in cerca di una nuova vita. La regione è sempre stata questo, un equilibrio instabile tra partenze e arrivi, crocevia tra Oriente e Occidente.

La vocazione migratoria della Puglia non è un fenomeno moderno, ma una costante della sua storia. Fin dall’antichità, questa regione è stata un crocevia di popoli: i Dauni, i Messapi e i Peuceti furono le prime civiltà a stabilirsi qui, attratti dalla posizione strategica e dalle fertili pianure. Poi arrivarono i Greci, che fondarono colonie come Taranto, seguiti dai Romani, che fecero della Puglia un punto chiave per i collegamenti con l’Oriente, costruendo la Via Appia e la Via Traiana.

Durante il Medioevo, la Puglia fu terra di conquista per Bizantini, Longobardi, Normanni, Svevi, Angioini e Aragonesi, ciascuno lasciando un’impronta indelebile nel paesaggio e nella cultura locale.

Anche nei secoli successivi, la Puglia continuò a essere terra di transiti e migrazioni. Nel XIX e XX secolo, migliaia di pugliesi partirono per le Americhe, il Nord Europa e il Nord Italia in cerca di lavoro e migliori condizioni di vita. Ma oggi, dopo secoli di partenze, una nuova generazione sta riscoprendo il valore di tornare qui: giovani che investono nella loro terra, che fondano aziende innovative, che riscoprono antichi mestieri, reinventandoli con tecnologie moderne.

"Ricordo il giorno in cui ho deciso di partire: avevo 22 anni, la valigia piena di sogni e un biglietto di sola andata per Milano. Pensavo di non tornare più. Eppure, dopo dieci anni, eccomi qui: ho lasciato un lavoro stabile al Nord per aprire una piccola azienda agricola tra gli ulivi secolari della mia terra. La Puglia non è solo un posto da cui si parte: può essere anche il luogo perfetto per ricominciare."

Queste parole di Francesco, un giovane agricoltore di Ostuni, raccontano di una doppia realtà sempre più diffusa: quella di chi torna e sceglie di costruire qualcosa dove tutto è iniziato. Cresce, tuttavia, anche il numero di coloro che decidono di restare: sono imprenditori, agricoltori, artisti, donne e uomini che scelgono di non fuggire, ma di restare per arricchirsi e arricchire.

Molti di loro hanno studiato lontano, hanno viaggiato, ma poi hanno capito che il loro posto è qui, dove le difficoltà possono diventare sfide, dove il senso di comunità è ancora forte, dove la bellezza del paesaggio si intreccia con la storia di una terra che ha tanto da raccontare.

Restare, però, non è semplice. Significa fare i conti con una burocrazia spesso soffocante, con infrastrutture inadeguate, con un mercato del lavoro ancora instabile. Significa accettare che il cambiamento è lento e che non sempre le istituzioni offrono il supporto necessario. Ma significa anche credere che ogni piccolo passo possa fare la differenza.

Molti giovani si organizzano in reti, creano spazi di coworking, collaborano per dar vita a progetti innovativi. È un movimento che cresce dal basso, fatto di persone che non aspettano che qualcosa cambi, ma si rimboccano le maniche per cambiarlo. Tra loro, Matteo Greco, un giovane semiologo e scrittore, ci offre importanti spunti di riflessione in un’intervista.

 

Il tema della migrazione è centrale nella sua opera, riflettendo sia fenomeni sociali sia esperienze personali. Matteo rappresenta non solo il migrante che lascia la propria terra, ma anche la storia collettiva di spostamenti e trasformazioni. La sua esperienza nel Salento, a contatto con storie di partenze e ritorni, gli ha permesso di cogliere le sfumature emotive e culturali legate alla migrazione, esplorando l'identità meridionale e le sue radici. Permangono, tuttavia, diverse contraddizioni: la Puglia è sia un luogo che attrae sia una terra da cui molti giovani partono in cerca di opportunità lavorative altrove. Inoltre, lo sfruttamento industriale del passato ha lasciato cicatrici profonde in tutto il territorio e ora il futuro della regione è nelle mani delle nuove generazioni, che devono affrontare sfide come lo spopolamento dei comuni, fenomeno oramai molto diffuso nel sud Italia.

Pur trovando nel territorio pugliese una fonte inesauribile di ispirazione, Greco riconosce l'importanza dell'apertura verso altre culture per arricchire la propria prospettiva narrativa. Nella sua silloge "Da grande voglio fare il meridione", Matteo esplora l'identità meridionale, definendola come una combinazione di resilienza, tradizioni radicate e un profondo senso di comunità. Nella società contemporanea, questa identità si manifesta nella capacità di adattarsi alle sfide moderne mantenendo un legame con le proprie origini.

Le sue opere mostrano la Puglia come crocevia di culture, emozioni e trasformazioni, invitando i lettori a riflettere sul valore della memoria e sull'importanza di comprendere le proprie radici per affrontare il futuro. D'altra parte, guardando al futuro, Matteo ritiene fondamentale affrontare il tema della migrazione non solo come movimento fisico, ma anche come scambio culturale e opportunità di crescita reciproca. Esplorare come le nuove ondate migratorie possano contribuire alla rinascita culturale ed economica della regione, mantenendo un equilibrio tra accoglienza e integrazione, è un tema che considera cruciale.

"Sulle rive del Salento, dove il mare racconta storie di terre lontane, ogni pietra sussurra nomi dimenticati."

Questi versi evocano l'idea che ogni angolo della Puglia porti con sé tracce di culture diverse, creando un mosaico ricco e affascinante. La sua poesia nasce dall'osservazione di questi intrecci, restituendo la bellezza di un territorio in continuo dialogo con il mondo.

 

La Puglia continua a essere nel tempo un ponte sospeso tra passato e futuro, tuttavia adesso la sua narrazione non è legata più solo a chi parte, ma c'è un'altra storia da raccontare: quella di chi decide di restare scegliendo la sua terra, valorizzandola e reinventandola. Forse il futuro del Sud non sarà facile, ma sarà scritto da chi, ogni giorno, decide di non arrendersi. Da chi sceglie di restare non perché non può andarsene, ma perché crede che qui, tra le sue radici, possa davvero fare la differenza.

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