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25 aprile, Giovani e Memoria: la libertà è nelle nostre mani

  • Maria Medea Cerfeda
  • 1 giorno fa
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 10 ore fa

Il contributo del Sud alla Resistenza, il valore della memoria condivisa e il ruolo attivo delle nuove generazioni nella difesa della democrazia.

 

Ogni 25 aprile ci chiede di fermarci un attimo, di guardare indietro, ma anche dentro. È una data che non parla solo di passato, ma che continua a interrogarci sul presente: cosa significa davvero essere

liberi? E soprattutto, cosa possiamo fare noi giovani per esserlo davvero, ogni giorno? Il 25 aprile è la giornata della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, la fine dell’occupazione tedesca e della dittatura. È il momento in cui nasce una nuova Italia, costruita su valori che oggi diamo spesso per scontati: la pace, la democrazia, il diritto di parola, di pensiero, di scelta. Ma è anche una storia che

troppo spesso viene raccontata solo a metà. Perché se è vero che la Resistenza armata ha avuto i suoi epicentri nelle regioni del Nord, è altrettanto vero che il Sud ha svolto un ruolo fondamentale – anche se meno visibile – in questa rinascita. Nel Mezzogiorno, già a partire dai giorni successivi all’8 settembre 1943, cominciò un processo di liberazione spontaneo. Le truppe alleate avanzavano, ma soprattutto si muovevano le coscienze. Non c’erano solo fucili e barricate, c’erano anche scelte quotidiane, spesso silenziose, fatte da gente comune. Studenti, contadini, operai, ex soldati e tante donne. Tanti giovani, come noi, che senza divise né medaglie decisero da che parte stare. Nel Sud la Resistenza fu diversa. Meno raccontata, certo, ma non meno coraggiosa. C’era chi nascondeva i perseguitati, chi organizzava reti di aiuto, chi sabotava, chi proteggeva i disertori, chi scriveva e diffondeva parole di libertà. Ogni gesto contava. Ogni atto, anche piccolo, contribuiva a rompere la rassegnazione e costruire futuro. E a proposito di gesti, va detto che molte donne furono protagoniste silenziose ma essenziali. Non cercavano gloria. Eppure sono state esempio di forza e umanità. Cucinavano, curavano, comunicavano, rischiavano. La loro Resistenza era fatta di cura, empatia, azione concreta. Un’eredità che parla forte anche oggi. Questa parte di storia è importante, perché ci dice che la Resistenza non fu solo un fatto militare o geografico. Fu un movimento umano, popolare, intergenerazionale. E oggi, se vogliamo davvero onorarla, dobbiamo farci carico anche noi di quella memoria. Non per nostalgia, ma per impegno. Perché la libertà non è qualcosa che ci è stato donato una volta per tutte: è una responsabilità quotidiana. A chi appartiene il 25 aprile, allora? Non solo a chi ha combattuto. Non solo agli adulti. Appartiene anche a noi: noi che studiamo, lavoriamo, sbagliamo, cerchiamo il nostro posto in un mondo che spesso sembra stanco, diviso, fragile, quindi 25 aprile è un’occasione per prendere posizione. Per riscoprire il valore delle parole partecipazione, comunita, solidarietà. Per dire che anche noi vogliamo esserci. Che anche noi possiamo fare la differenza. E anche nel nostro Sud, in territori spesso esclusi dai riflettori della “grande storia”, ogni anno il 25 aprile è vissuto con intensità. Non solo con celebrazioni ufficiali, ma con incontri, dibattiti, camminate, racconti, musica, silenzi condivisi. Sono momenti in cui la memoria smette di essere qualcosa da studiare e diventa qualcosa da sentire. Da vivere. Non serve essere eroi per essere parte di una nuova Resistenza. Basta essere presenti. Curiosi. Attenti. Pronti a prendere parola, ad ascoltare, a non girarsi dall’altra parte. Perché, anche oggi, scegliere da che parte stare fa la differenza. Ecco perché il 25 aprile non è un rito vuoto. È una chiamata. È il racconto di chi ha sognato un’Italia più giusta, e ha lottato per costruirla. È un’eredità che si rinnova ogni volta che qualcuno di noi decide di non arrendersi. Ogni volta che accende una luce dove c’è buio. Ogni volta che, anche con un piccolo gesto, prova a cambiare qualcosa. In un tempo in cui la libertà èmessa continuamente alla prova – da guerre, disinformazione, ingiustizie – ricordare la Resistenza è più urgente che mai. E noi giovani non siamo spettatori. Siamo parte della storia. Possiamo esserlo. Dobbiamo esserlo. Perché il futuro della libertà non è solo un’eredità da custodire. È una strada da continuare a costruire, insieme.

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